
di C.R.
Ma oggi è anche il primo “giorno senza immigrati” della storia d’Italia. Un’iniziativa nata in Rete, sui social network, e si è aggregata attorno al Comitato “Primo marzo 2010”, ma anche attorno alla rete della Cgil, degli altri sindacati e del mondo dell’associazionismo. L’idea è stata lanciata in Francia ma è stata ripresa oltre che nel nostro paese anche in Grecia e Spagna. La manifestazione, a dire il vero, si ispira al movimento di protesta dei latino-americani negli Stati Uniti nel 2006 contro la politica di immigrazione.
In Italia saranno sessanta le piazze che si tingeranno di giallo, colore simbolo dell’evento, “per sostenere l’importanza dell’immigrazione per la tenuta socio-economica del Paese”, come ha annunciato il comitato promotore. La protesta del Primo Marzo ha ricevuto in Italia una lunga serie di adesioni di organizzazioni, tra cui Emergency, Amnesty, i missionari del Pime e Legambiente, di partiti politici (Pd, Verdi, Sel e Rifondazione Comunista) e unitariamente dei sindacati, che pur dando il loro sostegno non hanno proclamato lo sciopero generale a livello nazionale.
“Le due iniziative devono marciare insieme, in questa Italia in cui crescono razzismo e xenofobia, e dove molto spesso mancano associazioni che diano voce ai migranti”, è questo quanto auspica dai microfoni di RadioArticolo1 Sally Ken, senegalese, arrivata 22 anni fa ad Ancona ed oggi dirigente Cgil. “La Cgil – continua Ken – è un sindacato che porta la battaglia per i diritti dei migranti dentro l’attività politico-sindacale, e non è un caso se tra le parole d’ordine dello sciopero nazionale proclamato per il 12 marzo ci sia l’immigrazione. Ma è giunto il momento che sia tutta la società civile a ribellarsi contro lo sfruttamento al quale sono costretti i lavoratori stranieri”.
La battaglia per il lavoro, in effetti, è strettamente intrecciata con quella per i diritti dei migranti. “Venti anni fa – continua Danesh – quando l’immigrazione era un fenomeno nuovo per l’Italia, gli immigrati erano i lavoratori precari,mentre gli italiani avevano un lavoro stabile. Oggi, invece, gli immigrati fanno gli schiavi come a Rosarno, mentre gli italiani sono diventati precari. Quando la soglia dei diritti di abbassa sono guai, e i diritti differenziati portano meno sicurezze per tutti”.
Aichetou Traore, mauritana che vive da 18 anni a Ferrara, non ha dunque dubbi. “La questione vera è quello del lavoro, -afferma – perché per le comunità straniere la mancanza di lavoro rende sempre più difficile l’inserimento nel tessuto sociale italiano, ma oggi il problema del lavoro è un problema di tutti, non solo degli immigrati”.
La crisi economica, tra l’altro, non ha certo aiutato a stemperare le tensioni sociali. Secondo Tiziana Caponio, docente di Scienze politiche all’Università di Torino, infatti, “ad oggi non si sono fatti passi avanti nel diminuire razzismo”. Anzi, “ci sono ricerche che dicono che l’intolleranza sta aumentando, soprattutto tra i giovani. Questo aspetto non è certo di buon auspicio per il futuro”.
Per di più, il nesso tra politiche sull’immigrazione e politiche sulla sicurezza sbandierato da buona parte del mondo politico italiano sicuramente non aiuta. A detta della professoressa Caponio, infatti, “strumentalizzare questo collegamento porta enormi rischi e nasconde gli aspetti postivi dell’immigrazione, soprattutto l’importanza del lavoro migrante per le economie locali”. Non è un caso, dunque, se il tema immigrazione nella campagna elettorale regionale in corso, non è presente se non legata indissolubilmente al tema della sicurezza”.
link originale: http://www.rassegna.it/articoli/2010/03/1/58979/primo-marzo-si-fermano-i-migranti
Credo sia un’ottima iniziativa. Spesso far parlare di sè attraverso queste manifestazioni è l’unico modo per far comprendere agli altri quanto dovrebbe essere invece assolutamente chiaro.
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