
Il sistema di accoglienza italiano snocciola i dati sui richiedenti asilo: nel primo semestre 2011 sono oltre 10mila, +102%. “E’ l’effetto delle rivolte in Nord Africa”. Su chi resta senza aiuti, però, è ancora silenzio
di Carlo Ruggiero e Fabrizio Ricci
E’ sempre più allarme rifugiati in Italia. Come già ampiamente previsto, i dati ufficiali relativi alle richieste di asilo verso il nostro paese hanno infatti registrato un vertiginoso aumento. E’ quanto emerge dal Rapporto 2010-2011 dello Sprar, il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, curato da Cittalia Fondazione Anci Ricerche, e presentato oggi (5 dicembre) a Roma.
“L’emergenza Nord Africa”, dunque, ha spinto sempre più disperati in fuga soprattutto da Tunisia e Libia verso le coste italiane, facendo schizzare fino a quota 10.860 le richieste presentate in Italia nei primi sei mesi del 2011.
Si tratta di una cifra enorme, che determina un incremento del 102 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E che rischia di peggiorare ulteriormente le già drammatiche condizioni in cui molti dei rifugiati e dei richiedenti asilo sopravvivono sul nostro territorio nazionale. Condizioni che rassegna.it ha già ampiamente documentato in un’inchiesta che sta portando avanti da oltre un anno, ma che hanno soprattutto spinto 41 tribunali tedeschi a bloccare il rimpatrio verso l’Italia di profughi emigrati in Germania.
Più che le evidenti criticità della situazione in Italia, però, il Rapporto presentato oggi fotografa più che altro le attività di accoglienza in corso, mettendo in evidenza perlopiù alcune disfunzioni organizzative. Lo Sprar è stato istituito dalla legge 189/2002 ed è costituito dalla rete degli enti locali che realizzano progetti territoriali di accoglienza. La struttura di coordinamento è il Servizio Centrale del ministero dell’Interno, affidato in convenzione all’Anci: l’associazione dei comuni italiani. Nel 2011 – si legge nel testo – la rete Sprar risulta composta da 151 progetti territoriali, che fanno capo a 128 enti locali, per una capacità di accoglienza che è rimasta invariata rispetto al biennio precedente, ovvero di 3.000 posti.
Secondo il rapporto, però, già nel 2010 le attività si erano chiuse con una lista di attesa di almeno 2500 persone. Una cifra che secondo molti resta piuttosto al di sotto della realtà, dato che sempre secondo dati ufficiali nel 2010 le richieste di asilo erano già state oltre 10.000. In ogni caso, i moltissimi che restano fuori dal sistema vengono abbandonati alla loro sorte, come dimostra anche un rapporto redatto da Maria Bethke e Dominic Bender, avvocati tedeschi di alcuni rifugiati colpiti da ordinanze di espulsione verso l’Italia. I due, a seguito di un viaggio in Italia e appoggiati dalla ong ProAsylum, sostengono infatti che rispedire queste persone da noi significherebbe condannarle a condizioni di vita inumane.
Anche a detta di Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati), se sulla carta una garanzia di accoglienza esiste, nella sostanza, soprattutto per chi ottiene la protezione ed è considerato rifugiato, questa garanzia in Italia non c’è.
La nuova ondata di richiedenti asilo dal Nord Africa, però, sembra aver acceso un campanello di allarme nello Sprar. Anche se, ancora una volta, di rifugiati abbandonati alla propria sorte non si parla, quantomeno non direttamente. “L’aumento cospicuo di sbarchi e di domande di protezione – si legge nel rapporto – hanno avuto significative ricadute sull’apparato dell’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, determinando una diversificazione degli interventi e una stratificazione dei sistemi di accoglienza”. Diversificazione dovuta anche al decreto della Presidenza del Consiglio (del 12 febbraio) che ha dichiarato ‘lo stato di emergenza nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa’.
Al Sistema per richiedenti asilo e rifugiati, ai Cara e alle altre strutture governative attivate in via straordinaria, così, si è aggiunta anche una rete d’accoglienza regionale attivata con le risorse della Protezione civile. Ovvero il cosiddetto ‘Piano per l’accoglienza dei migranti’, per fronteggiare l’emergenza Nord Africa. Nel concreto – spiega il Rapporto – con queste disposizioni, si sta delineando un terzo sistema di accoglienza in cui i beneficiari usufruiscono di tipologie e livelli di servizi molto diversificati.
“E’ alto il rischio – avvertono gli autori – che questi tre sistemi viaggino parallelamente, senza comunicare tra loro, il che potrebbe creare notevoli disservizi e disfunzioni, specie nel caso di trasferimenti non coordinati da una struttura all’altra” I comuni, dunque, lanciano l’allarme per bocca Flavio Zanonato, sindaco di Padova e delegato Anci all’immigrazione. “La prosecuzione dello stato di emergenza anche per il 2012 – scrive nella presentazione al Rapporto, – rende ancor più necessario programmare interventi in un quadro di “sistema”, con l’obiettivo ultimo di costruire un sistema d’accoglienza e d’integrazione unico”.
Senza però pensare ai moltissimi che da quel sistema sono sempre rimasti fuori e che, una vlta sfuggiti alla guerra e alla morte, ora trascinano le loro esistenze nelle strade delle nostre città.
http://www.rassegna.it/articoli/2011/12/05/80794/raddoppiano-le-richieste-e-emergenza-rifugiati