Cimitero Mediterraneo: 1500 morti nel 2011

L’Alto commissariato Onu per i rifugiati conta i migranti morti o dispersi nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare. Non erano mai stati così tanti. E’ anche record di sbarchi sulle coste. L’ultimo naufragio 2 settimane fa

di Carlo Ruggiero

“Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”, con queste parole Predrag Matvejevic, scrittore e accademico croato, descrive il Mediterraneo. E’ ben altra invece l’immagine che del Mare Nostrum emerge dai dati recentemente diffusi dall’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). E la parola che viene subito alla mente è: cimitero. Un enorme camposanto, senza sepolcri e senza loculi, ma che si ingrandisce a vista d’occhio, mese dopo mese. Anno dopo anno. Nel bailamme dei titoli sul maltempo e sulla neve che imperversa in Europa e sulla stampa italiana, c’è una notizia, diffusa in questi giorni proprio dall’Unhcr che è passata piuttosto sottotraccia. Si tratta di un terribile conteggio, in realtà, un computo meticoloso e osceno di quanti hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste del nostro continente partendo dal Nord Africa. Ebbene, secondo l’Alto commissariato, nel solo 2011, sono oltre 1.500 gli annegati o dispersi mentre tentavano di raggiungere l’Europa. Questa stima stime rende l’anno appena trascorso quello col maggior numero di vittime nella regione, da quando – nel 2006 – l’Agenzia ha cominciato ad elaborare questo tipo di statistiche. Il precedente primato risaliva al 2007, quando le vittime e i dispersi furono 630. Quasi tre volte meno.

In ogni caso, si tratta soltanto di stime. La somma reale dei morti in mare, secondo l’Unhcr, potrebbe essere addirittura maggiore. Gli operatori Onu in Grecia, Italia, Libia e Malta, infatti, basano il loro conteggio su interviste con coloro che sono riusciti a raggiungere l’Europa via mare, su telefonate ed e-mail di parenti, oltre che su resoconti dalla Libia e dalla Tunisia di testimoni diretti che si trovavano su imbarcazioni affondate o in avaria già nelle prime fasi del viaggio. E i racconti dei sopravvissuti sono spesso strazianti. Molti sarebbero stati costretti a imbarcarsi da guardie armate, in particolare in aprile e maggio dalla Libia. Il viaggio avveniva su natanti malmessi, che spesso gli stessi passeggeri rifugiati e migranti erano costretti a condurre. Inoltre – emerge ancora dai resoconti – altri passeggeri li avrebbero picchiati e torturati. In alcuni casi, in Italia, sono in corso indagini giudiziarie basate proprio su queste affermazioni.

Poi il rapporto Onu continua con altri numeri e cifre. Lo scorso anno ha segnato anche il record per quanto riguarda il numero di arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo: oltre 58.000. Una cifra che ha superato il precedente picco del 2008, quando 54.000 persone raggiunsero la Grecia, l’Italia e Malta. Negli anni 2009 e 2010, le misure di controllo alle frontiere avevano improvvisamente ridotto il numero di persone in arrivo , mentre all’inizio del 2011 l’ondata di imbarcazioni si è nuovamente intensificata a seguito della Primavera Araba e del collasso dei regimi in Tunisia e Libia. Tra le persone arrivate nel 2011, la maggioranza è sbarcata in Italia (56.000, delle quali 28.000 provenienti dalla Tunisia). A Malta e in Grecia sono giunte rispettivamente 1.574 e 1.030 persone. La grande maggioranza del totale è arrivata nella prima metà dell’anno. I migranti – e non i richiedenti asilo – hanno costituito la quota maggiore. Da metà agosto fino alla fine dell’anno sono arrivate solo 3 imbarcazioni. Inoltre – secondo cifre fornite dal governo greco – circa 55.000 migranti irregolari hanno attraversato la frontiera tra Grecia e Turchia a Evros.

Ma il conteggio non si ferma qui. Non si può fermare. L’Unhcr si dice turbato per il fatto che dall’inizio del 2012 – nonostante le cattive condizioni meteo – tre imbarcazioni abbiano tentato la pericolosa traversata dalla Libia. Una barca tra queste risulta attualmente dispersa. Aveva a bordo almeno 55 persone. L’allarme è stato lanciato il 14 gennaio, segnalando un guasto al motore. La guardia costiera libica ha poi informato le autorità che la scorsa settimana 15 cadaveri – 12 donne, 2 uomini e una bambina, tutti identificati come somali – sono stati trovati sulla spiaggia. Domenica scorsa sono stati recuperati altri 3 corpi. È stato poi confermato che tutte le persone decedute erano residenti somali del malridotto insediamento detto Railway Project, a Tripoli.

Scrive ancora Matvejevic nel suo ‘Breviario Mediterraneo’: “Certamente ancora oggi il Mediterraneo è custode della vita di molti popoli, rievocandone le radici e le origini comuni. Ma il Mediterraneo, crocevia di civiltà, non è destinato a rappresentare un mito del passato. Che cosa resterà nella nostra cultura mediatica e tecnologica delle sedimentazioni millenarie e delle culture stratificate che hanno alimentato i popoli del mare? Che cosa oggi ha preso il posto dei viaggi e delle esplorazioni, degli scambi e delle migrazioni dei popoli mediterranei? Come il Mediterraneo è vissuto da questi stessi popoli, oggi?” Stando a questi dati forse come una necropoli dimenticata.

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