Non so cosa possa essere passato in testa agli abitanti di Ferentino (provincia di Frosinone) mentre ascoltavano il battibecco in diretta tra il sindaco Roma Gianni Alemanno e il capo della protezione civile Franco Gabrielli….
di Carlo Ruggiero
Non so cosa possa essere passato in testa agli abitanti di Ferentino (provincia di Frosinone) mentre ascoltavano il battibecco in diretta tra il sindaco Roma Gianni Alemanno e il capo della protezione civile Franco Gabrielli. Non so cosa abbiano potuto pensare, mentre scioglievano la neve nel camino per avere un po’ di acqua da bere, per cucinare e per lavarsi. Non so neanche se li abbiano potuti vedere, visto che per più di qualche giorno hanno vissuto a lume di candela, senza elettricità e senza riscaldamenti. Se qualcuno l’avesse dovuti sentire, però, è molto probabile che abbia spento la televisione all’istante, e sia corso fuori a spalare un altro po’ di neve, magari per far finalmente uscire di casa il vicino anziano e malmesso. E la stessa cosa deve essere successa in buona parte della Ciociaria, così come ai Castelli Romani, nel Viterbese, o in Abruzzo.
L’emergenza neve a Roma, infatti, ha attratto soprattutto l’attenzione dei romani. Agli altri interessava la loro, di emergenza. Anche se un po’ meno visibile al resto del mondo, anche se forse considerata meno eclatante rispetto alla neve sul Colosseo e su San Pietro, rispetto ai bus fermi e ai supermercati presi d’assalto. Ai giornalisti italiani questo aspetto deve essere un po’ sfuggito. Le informazioni sulle condizioni dei paesini più isolati sono arrivate al grande pubblico, certo, hanno coperto gli spazi televisivi residui, mentre i titoloni erano dedicati soprattutto alla querelle politica tra la Protezione civile e il Campidoglio. D’altronde, su quel battibecco un po’ scomposto è intervenuto anche il ministro dell’Interno in persona.
Nella notte tra il cinque e il sei febbraio, uno di loro, il sindaco di Frosinone Michele Marini, era nel centro storico della città. Senza caschetto, senza pala, vestito normalmente. Seguiva i lavori di messa in sicurezza di una stradina isolata da tre giorni. In giro non c’erano fotografi, non c’erano telecamere, era tutto buio. Lui se ne stava in disparte, serio, un po’ stordito, fumava una sigaretta dopo l’altra. Ogni tanto, affondando nella neve, qualcuno spuntava da dietro un vicolo. Allora lui faceva come per nascondersi dietro un vigile urbano. Una volta intuite le buone intenzioni o il disinteresse del passante, tornava a seguire i lavori, livido.
Quella stessa sera, in un bar, un signore con i baffi in tenuta da sci, che era riuscito chissà come a raggiungere la città, raccontava la storia di un altro “piccolo alemanno”. “Arrivo adesso da Supino (una decina di chilometri a Ovest ndr) – là va meglio, oggi hanno pure riattaccato la corrente. Il sindaco era tutto contento, ho visto gente che si abbracciava per strada piangendo, come alla fine della guerra”.
Oggi a Roma le scuole sono riaperte, il sole splende in cielo e la neve staziona solo agli angoli delle strade, in piccoli mucchi marci, imbrattati di ogni sozzeria. Sempre oggi, a Frosinone sono arrivati altri 50 militari. Servono a spalare la neve alta più o meno un metro che ostruisce tuttora buona parte delle strade del capoluogo ciociaro. Il sindaco Marini ha richiesto al Prefetto di Frosinone un altro intervento straordinario dell’esercito, dopo i cento alpini già impegnati in provincia. A Patrica, pochi chilometri più a nord, a Filettino e a Campoli Appennino, buona parte della popolazione resta ancora senza elettricità. In molti sono ancora senza acqua. Altri “piccoli alemanni” cercano di fare il possibile. Spalano da soli di notte, o magari si nascondo dietro gli angoli. Intanto venerdì è prevista ancora neve.