Rifugiati: l’onda dei “dubliners” invade Roma

I rifugiati invadono Roma  - autore foto: United Nation - fonte: flickr (immagini di autore foto: United Nation - fonte: flickr)

I dati più recenti confermano: continua il flusso dei richiedenti asilo rimpatriati dal nord Europa nel nostro paese. L’Asgi: sono spesso minori e persone vulnerabili abbandonate a se stesse. Fiumicino è il crocevia DI C.RUGGIERO, F.RICCI

di Carlo Ruggiero e Fabrizio Ricci

L’ufficio dell’Unità Dublino del nostro ministero dell’Interno è sotto un assedio di carta. Oggetto di un bombardamento continuo di documenti provenienti soprattutto dalla Svizzera, dalla Svezia, dalla Norvegia e dalla Germania. E dietro ognuno dei fogli che escono senza sosta da un fax ormai incandescente c’è una persona in difficoltà, disperata, fuggita dalla violenza che imperversa nel suo paese e transitata in Italia prima di fuggire all’estero, in cerca di una vita migliore.

Nelle migliaia lettere che ogni mese arrivano a Roma, infatti, si chiede al ministero dell’Interno del Belpaese di assumersi le sue “competenze” (leggasi “le sue responsabilità”) in merito ai richiedenti asilo e ai rifugiati che gli altri paesi intendono trasferire in Italia, a norma del regolamento “Dublino II”.

Secondo gli ultimi dati disponibili che l’Unità Dublino ha trasmesso a “Vie di fuga”, l’osservatorio permanente sui rifugiati, e che l’osservatorio ha diffuso oggi, nel 2010 le domande di assunzione di competenza dei cosiddetti “dublinati” dalla Svizzera hanno raggiunto quota 2.441 (erano state 2.102 nel 2009). Sono invece diminuite di una manciata le richieste giunte dalla Svezia (1.423 nel 2010 contro le 1.491 del 2009) e sono in forte flessione quelle dalla Norvegia (1.117 nel 2010 contro le 1.809 del 2009). In forte aumento, invece, le richieste giunte dalla Germania (1.028 nel 2010 contro le 725 del 2009).

Un flusso continuo, insomma, senza soste, ma che si incanala in un’unica direzione. Le richieste in senso inverso, dall’Italia agli altri Paesi aderenti al “Dublino II”, si confermano di fatto a livelli di molto inferiori. Il Paese al quale l’Italia ha indirizzato più richieste di assunzione di competenza è come nel 2009 la Grecia (513 richieste contro le 430 del 2009). Segue, stranamente, la Norvegia (145 richieste nel 2010, contro le appena 44 del 2009) e poi l’isola Malta (129 contro 127).

Ma questi dati mettono in luce anche un altro squilibrio. L’Italia, nello stesso anno, ha inviato in totale 1.607 richieste, ma solo 691 sono state accolte dagli altri 29 Paesi aderenti al regolamento, pari al 43%. Gran parte del restante 57% è stato respinto o ritirato. Al contrario , delle 9.673 richieste che l’Italia ha ricevuto dall’estero, ne ha dovuto accogliere quasi 6.200, cioè il 64%.

Dietro queste cifre, però, come si è già accennato ci sono delle persone. E chi siano ce lo suggeriscono altri dati, contenuti in un recentissimo studio, “Il diritto alla protezione”, realizzato dall’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) in collaborazione con altri organismi.

Nell’analisi dell’Asgi si prende in esame in particolare l’aeroporto di Roma Fiumicino, vero e proprio crocevia per i “dublinati” di tutta Europa. A Fiumicino nel 2010 (ultimi dati disponibili) sono sbarcati quasi 2.200 “casi Dublino” respinti da altri Paesi. Si tratta dell’80% di tutti i trasferiti in Italia nello stesso anno. Rispetto al 2009 il numero dei trasferimenti nello scalo romano è in netto aumento. E in crescita esponenziale risulta anche la presenza di minori, di persone “vulnerabili” e, tra esse, di persone trasferite malgrado si trovassero in gravi condizioni di salute. Le principali nazionalità interessate (Eritrea, Somalia, Nigeria e Afghanistan) corrispondono alle principali nazionalità di richiedenti asilo nel nostro Paese.I ricercatori, poi, sottolineano come la netta maggioranza dei rinvii sia costituita “da persone a cui in Italia era stata riconosciuta qualche forma di protezione e che hanno presentato una nuova istanza d’asilo in altro Paese”.

In parole povere, come rassegna.it ha più volte evidenziato negli ultimi anni, i respingimenti di rifugiati verso l’Italia sono “un fenomeno fortemente connesso alla carenza di percorsi di accoglienza immediatamente successivi al riconoscimento della protezione e alla carenza di progetti a medio termine per l’inclusione sociale”. Tradotto: tutte queste cifre non fanno che sottolineare come i rifugiati fuggano dal nostro paese, nel quale non riescono ad ottenere standard umanitari accettabili per cercare fortuna altrove. Da lì, però, vengono sistematicamente rispediti in Italia, persi in un un circolo vizioso creato da un regolamento europeo non certo all’altezza del suo compito.

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