Intercettazioni, ddl al Senato tra i veleni

intercettazioni_46040Dopo la fiducia alla Camera, il testo va a Palazzo Madama tra le proteste. Giorgio Napolitano lo esaminerà. Fammoni (Cgil): “Limita pesantemente le inchieste”. Cheli: “Contrario all’indurimento sull’informazione”. L’appello congiunto di Fieg e Fnsi

di Carlo Ruggiero

Il ddl intercettazioni è passato alla Camera con il voto di fiducia, tra scambi di accuse, polemiche e proteste a colpi di cartelli esposti in aula. Il testo è stato approvato a scrutinio segreto con 318 sì, 19 voti in piu’ di quelli di cui dispone la maggioranza a Montecitorio, evidentemente usciti dalle file dell’opposizione. Il disegno di legge, dunque, ora va al Senato portandosi dietro una scia di veleni. E sotto l’occhio attento di Napolitano, che ha annunciato un esame de molto accurato.

A protestare, però, non è solamente l’opposizione in Parlamento. Parole dure sono giunte anche dall’Associazione nazionale dei magistrati, che ipotizza lo stop per il 50% dei processi; dalla federazione dei giornalisti e dagli editori, che prevedono invece tempi duri per il diritto all’informazione. Polemiche, infine, sono giunte anche da ampi settori della società civile. Ma cosa effettivamente contiene il testo approvato a Montecitorio?Innanzitutto, le intercettazioni saranno ammesse solo in caso di “evidenti indizi di colpevolezza” e se “assolutamente indispensabili”. I processi in radio e in televisione saranno possibili solo se con l’assenso delle parti, mentre i pubblici ministeri e i giudici che rilasciano “pubblicamente dichiarazioni”, poi, hanno l’obbligo di astenersi dal proseguire il giudizio, e saranno sostituti se indagati per rivelazione del segreto d’ufficio. In realtà, potranno essere intercettati tutti i reati con pene superiori ai 5 anni, ma le cimici andranno utilizzate solo per spiare luoghi dove si sta svolgendo un’attività criminosa. Le intercettazioni non potranno, essere usate in procedimenti diversi da quelli nelle quali sono state disposte. Inoltre, non si potrà intercettare per più di 30 giorni (anche non continuativi), che possono essere prorogati di 15 giorni e di successivi 15 giorni, ma solo se, nel frattempo, siano emersi nuovi elementi, specificamente indicati nel provvedimento di proroga. Per i reati di mafia, terrorismo o minaccia per mezzo di telefono, si può arrivare a 40 giorni, prorogabili di altri venti.

» SCHEDA: Il testo punto per punto

Per quanto riguarda i giornalisti,
è inoltre previsto, il carcere e lo stop alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati impegnati in procedimenti e processi penali loro affidati. Unica eccezione per l’immagine, specie, quando, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, la rappresentazione dell’avvenimento non possa essere separata dall’immagine del giudice. Scatta, poi, il divieto di pubblicazione (neppure parziale), per le intercettazioni, anche quelle non più coperte da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Sarà vietato pure pubblicare le richieste e le ordinanze emesse in materia di misure cautelari, almeno fino a quando l’indagato (o il suo avvocato difensore) non ne siano venuti a conoscenza. Dopo di che se ne potrà pubblicare il contenuto. Cambia, inoltre, la norma sulle rettifiche, che dovranno, ora, essere pubblicate per intero e senza commenti. Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.

Secondo il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni si tratta di “un modo per limitare pesantemente le inchieste e il diritto di cronaca, rendendo così meno informati i cittadini”. Per il vicepresidente della Corte Costituzionale Enzo Cheli, intervistato da “il Messaggero”, invece, “è positivo il fatto che si stabiliscano limiti temporali così come il principio che questo strumento debba restare eccezionale”. Cheli, però, si e’ detto “assolutamente contrario all’indurimento che si e’ voluto apportare alla materia dell’informazione sul processo”. Secondo il vicepresidente della Corte, ” la trasparenza della giustizia, dei processi, dell’esercizio dell’azione penale rappresenta uno dei pilastri della democrazia perche’ consente all’opinione pubblica di verificare come la giustizia e’ esercitata e anche di verificare il comportamento dei magistrati e l’obiettività nell’esercizio della funzione giudiziaria”.

La Federazione degli editori e la Federazione nazionale della stampa hanno invece affidato ad un appello congiunto la loro preoccupazioni. ‘La Fieg e la Fnsi – e’ scritto – si uniscono ancora per rinnovare al Parlamento, ora in particolare al Senato, e a tutte le forze politiche l’appello ad scongiurare l’introduzione nel nostro ordinamento di limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e di sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori’. ‘Le previsioni del ddl approvato oggi con ricorso al voto di fiducia – continua la nota – violano il fondamentale diritto della libertà d’informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo’.

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