Dopo la fiducia alla Camera, il testo va a Palazzo Madama tra le proteste. Giorgio Napolitano lo esaminerà. Fammoni (Cgil): “Limita pesantemente le inchieste”. Cheli: “Contrario all’indurimento sull’informazione”. L’appello congiunto di Fieg e Fnsi
di Carlo Ruggiero
Il ddl intercettazioni è passato alla Camera con il voto di fiducia, tra scambi di accuse, polemiche e proteste a colpi di cartelli esposti in aula. Il testo è stato approvato a scrutinio segreto con 318 sì, 19 voti in piu’ di quelli di cui dispone la maggioranza a Montecitorio, evidentemente usciti dalle file dell’opposizione. Il disegno di legge, dunque, ora va al Senato portandosi dietro una scia di veleni. E sotto l’occhio attento di Napolitano, che ha annunciato un esame de molto accurato.
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Per quanto riguarda i giornalisti, è inoltre previsto, il carcere e lo stop alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati impegnati in procedimenti e processi penali loro affidati. Unica eccezione per l’immagine, specie, quando, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, la rappresentazione dell’avvenimento non possa essere separata dall’immagine del giudice. Scatta, poi, il divieto di pubblicazione (neppure parziale), per le intercettazioni, anche quelle non più coperte da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Sarà vietato pure pubblicare le richieste e le ordinanze emesse in materia di misure cautelari, almeno fino a quando l’indagato (o il suo avvocato difensore) non ne siano venuti a conoscenza. Dopo di che se ne potrà pubblicare il contenuto. Cambia, inoltre, la norma sulle rettifiche, che dovranno, ora, essere pubblicate per intero e senza commenti. Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro 48 ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.
Secondo il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni si tratta di “un modo per limitare pesantemente le inchieste e il diritto di cronaca, rendendo così meno informati i cittadini”. Per il vicepresidente della Corte Costituzionale Enzo Cheli, intervistato da “il Messaggero”, invece, “è positivo il fatto che si stabiliscano limiti temporali così come il principio che questo strumento debba restare eccezionale”. Cheli, però, si e’ detto “assolutamente contrario all’indurimento che si e’ voluto apportare alla materia dell’informazione sul processo”. Secondo il vicepresidente della Corte, ” la trasparenza della giustizia, dei processi, dell’esercizio dell’azione penale rappresenta uno dei pilastri della democrazia perche’ consente all’opinione pubblica di verificare come la giustizia e’ esercitata e anche di verificare il comportamento dei magistrati e l’obiettività nell’esercizio della funzione giudiziaria”.
La Federazione degli editori e la Federazione nazionale della stampa hanno invece affidato ad un appello congiunto la loro preoccupazioni. ‘La Fieg e la Fnsi – e’ scritto – si uniscono ancora per rinnovare al Parlamento, ora in particolare al Senato, e a tutte le forze politiche l’appello ad scongiurare l’introduzione nel nostro ordinamento di limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e di sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori’. ‘Le previsioni del ddl approvato oggi con ricorso al voto di fiducia – continua la nota – violano il fondamentale diritto della libertà d’informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo’.