
La vita dei “functioning drug addicts”, drogati che “funzionano”. Lavorano nella finanza e nei media, poi tornano a casa e fumano eroina. Square Mile, cuore della City, ne è piena. “Per farlo ci vuole equilibrio”. Il fotoreportage di Matteo Di Giovanni
di Carlo Ruggiero, rassegna.it
M.P. ha trentatré anni e vive a Londra da sei. Ha trovato un lavoro in banca, nella City, si occupa di finanza. Ha una bella casa, ad Hackney Central, un quartiere residenziale non lontano da Islington, a nord-est del centro di Londra. Ha anche una fidanzata, M.P., e spesso la sera si vede con gli amici per bere un paio di pinte al Pub. Ma non fa quasi mai tardi, perché ogni mattina si sveglia di buonora, si mette un bel vestito elegante, con tanto di camicia fresca di stiratura. Calza scarpe di vernice e s’annoda la cravatta con disinvoltura. Allora salta sulla bici e si dirige verso la City. Dopo una lunga giornata di lavoro, però, rimonta in sella e torna a casa. Si chiude dietro la porta e si prepara una dose.
M.P. fuma eroina, lo fa da molti anni, ma la maggior parte di chi lo conosce non lo immaginerebbe mai. Nel mondo anglosassone li chiamano “functioning drug addicts”, drogati che “funzionano”. Gente che lavora sodo, “produce”, e che spesso ricopre ruoli manageriali. Non è gente che si ciondola per strada nei quartieri malfamati della città, non commette reati per procurarsi la “roba”, non ha a che fare con le forze dell’ordine ogni giorno. Molte volte si tratta di persone con lavori nel mondo della finanza e dei media. Non è un caso che lo Square Mile, il distretto finanziario di Londra, fino a qualche tempo fa vero e proprio motore economico d’Europa, ne ospiti molti. A detta di M.P., di gente come lui è piena la City. E non sembra una giustificazione.
In questo caso, tra l’altro, la droga in questione non è la cocaina, un tempo considerata “la droga dei ricchi”, e che scorreva a fiumi nella Londra degli anni Ottanta-Novanta. Quella dà la carica in un attimo e permette di reggere stress e ritmi massacranti. M.P. fa invece uso di eroina, una droga diversa, la prende per rilassarsi. La cocaina, infatti, provoca un’euforia improvvisa che dura poco più di mezzora prima di calare, molto velocemente. L’eroina, al contrario, fa scoppiare un piacere istantaneo, il cosiddetto flash, e poi rilassa il corpo per un periodo variabile dalle 2 alle 6 ore. Va da sé che gli effetti a lungo termine sul sistema nervoso centrale e periferico sono in entrambi casi devastanti. Senza contare il rischio costante di morte per overdose.
“Sono anni che la uso – confessa M. P. – lo faccio a casa, per conto mio”. Non gli serve per essere più reattivo sul lavoro, insomma, ma per “mantenere il corpo in uno stato perfetto”. “Il segreto – afferma – sta nel non fartela mai mancare”. Ma sempre evitando gli eccessi: “Basta essere forti abbastanza e decidere quando prendere una pausa”. “Ci vuole equilibrio – insomma – non deve mai prendere il sopravvento”.
Navigando in internet si scoprono numerosi forum dove i “functioning drug addicts” come M.P., si scambiano idee e opinioni. La maggior parte dei post sono in inglese, vengono dalla Gran Bretagna o dagli Stati Uniti, e molti riportano notizie su persone famose, magari attori e personaggi del mondo dello spettacolo, che si sono dichiarati ex “drogati funzionali”. La maggior parte dei navigatori ostenta sicurezza e assicura di poter gestire il proprio “vizio” come meglio crede. Qualche volta, però, qualcuno si dà per vinto e ammette di non essere più così “funzionale”. Qualcun altro, poi, smette di scrivere da un momento all’altro. E non se ne ha più notizia.
Ma questo non spaventa il nostro M.P. Dopo tanti anni di dipendenza ormai sente che la droga è parte di sé: “Non potrei immaginare la mia vita senza”. E questo, a suo dire, non comprometterà mai la sua attività: “Lavorare in banca è un lavoro come un altro, quantomeno vivi bene”.
Il fotografo Matteo Di Giovanni ha seguito M. P. per ventiquattrore, scattando una serie di istantanee. In questa fotogallery presentiamo una selezione dal suo reportage.