
Secondo il politologo Michele Prospero, astensionismo e risultati positivi delle ali estreme sono il segno che il sistema bipolare ha fallito. “Così com’è, alimenta il populismo. La Lega vince perché conserva sempre gli stessi voti”
di Carlo Ruggiero
Tra i due litiganti il vero sconfitto è il bipolarismo all’italiana. E’ questa, in estrema sintesi, l’interpretazione dei risultati elettorali delle regionali di Michele Prospero, politologo, saggista e docente di Filosofia del Diritto alla Sapienza di Roma. Secondo Prospero, infatti, il primo dato da considerare è sistemico: “In queste elezioni si è registrato il minimo storico nella partecipazione elettorale. E’ un sintomo chiaro della disaffezione dei cittadini al sistema politico in quanto tale, ma anche del fallimento del bipolarismo così come è stato realizzato”.
Rassegna. Ci sono altri sintomi di questo fallimento?
Prospero. Sì, c’è un aspetto che non deve sfuggire: i due maggiori partiti parlano oggi di vittoria o di sconfitta, ma possono farlo esclusivamente perché c’era in ballo l’elezione dei governatori. E questo rende l’assetto necessariamente bipolare. Ma, a ben vedere, Pd e Pdl hanno perso consensi a favore degli alleati: Lega e Italia dei valori. Significa che c’è un’evidente difficoltà nel mantenere questo tipo di impianto. Il bipolarismo, così com’è stato congegnato, favorisce le ali più estreme di entrambi gli schieramenti.
Rassegna. E’ anche per questo che si è registrato un astensionismo record?
Prospero. Se facciamo un rapido calcolo, possiamo dire che il 36 per cento degli aventi diritto ha scelto di non votare. Il primo partito è quindi quello degli astenuti. Ma a questa percentuale vanno aggiunti anche coloro che hanno votato scheda bianca o nulla e quelli che hanno consegnato alle urne un voto fortemente arrabbiato, di rottura, come quello dato alla Lega di Bossi. Quindi la maggioranza assoluta degli italiani si è espressa o con il non voto o col voto alla Lega. Un dato di estraneità profonda rispetto al sistema politico.
Rassegna. Poi c’è il cosiddetto Grillismo.
Prospero. Quello dato al movimento di Grillo è un altro voto di protesta, un ulteriore sintomo del fatto che il bipolarismo all’italiana si sta rivelando un vero e proprio detonatore del populismo. Non è un caso se si stanno registrando spinte populiste in tutti gli schieramenti politici. Non c’è solo il Grillismo, c’è anche la Lega, l’Italia dei valori, e poi c’è Nichi Vendola, che adotta uno stile antipartitico e vince. Queste consultazioni ci dicono chiaramente che ad ottenere consensi è sempre più l’antipolitica. Poi, certo, il movimento di Grillo è una cosa deteriore, tra le varie forme di antipolitica la più insopportabile.
Rassegna. Ha dunque ragione chi dice che il vero vincitore di queste elezioni è Bossi?
Prospero. La Lega vince esclusivamente perché mantiene sempre lo stesso blocco di voti. Non bisogna fermarsi al puro dato percentuale, perché le percentuali ingannano. Se ragioniamo su numeri assoluti, è invece evidente che la Lega conserva sempre lo stesso pacchetto di voti. Questo perché si tratta di un partito identitario e radicato sul territorio, dunque riesce sempre a portare in massa il suo popolo alle urne. In questa tornata elettorale, poi, diminuendo la partecipazione elettorale, le percentuali della Lega sono lievitate. Ma è un successo dovuto all’abbassamento della soglia più che allo sfondamento elettorale del partito. In termini assoluti lo sfondamento non c’è stato.
Rassegna. E’ dunque la vittoria del partito strutturato rispetto al tanto sbandierato partito liquido?
Prospero. La Lega è il territorio che si auto-organizza, è una risposta concreta all’esaltazione del leaderismo. Il Carroccio non possiede una Tv, ha un leader che non può neanche parlare in Tv, perché ha avuto un serio problema fisico, ma continua a conservare il suo elettorato. La Lega risponde con una risorsa concreta: l’organizzazione territoriale. Lo stesso vale per la destra. Non è vero che è assente sul territorio. Nel Lazio, ad esempio, è nelle province che ha vinto. Perché lì la destra è radicata, è presente, in provincia si è formata una classe politica di ricambio che ha molte risorse.
Rassegna. E il Partito democratico?
Prospero. Il Pd deve ricostruire questo profilo di partito radicato sul territorio e rimettere in piedi una seria strategia di alleanze, che in queste elezioni è evidentemente fallita. Perché, mentre il centrodestra si presentava come un blocco elettorale unito e con uno schieramento ben riconoscibile in tutto il paese, il centrosinistra, anche per colpa dell’Udc, non era presente con la stessa fisionomia in tutte le regioni. Questa è una delle ragioni della sconfitta.
link originale: http://www.rassegna.it/articoli/2010/03/31/60577/regionali-ha-perso-il-bipolarismo-allitaliana