Tutto è iniziato così. Con una vecchia foto sgualcita, coi bordi zigrinati come quelli di un francobollo, scovata per caso nel fondo di un cassetto tutto scheggiato.
Poi c’è stato un viaggio. Con l’obiettivo di portare quella foto nel luogo in cui era stata scattata, 70 anni prima. E’ stato un viaggio lungo, complicato e faticoso, attraverso un Paese senza memoria, impaurito, percorso da rigurgiti che si sperava fossero ormai soffocati.
Alla fine è arrivato un libro. Pagine scritte per scavare a fondo nella storia di una famiglia in fuga. Quando si scava, però, di solito si suda, ci si sporca le mani, e c’è sempre il rischio di graffiarsi. Perché la Storia (quella con la S maiuscola) si ripete sempre due volte. La prima come tragedia, la seconda pure.
Giona. Quando i profughi eravamo noi. In libreria dal 25 aprile.