Tanti appelli alla responsabilità, ma il summit dei ministri degli interni Ue finisce in niente. Anzi, viene confermato il regolamento Dublino II e rafforzato Frontex. I paesi del Nord votano compatti per il no
di Carlo Ruggiero e Fabrizio Ricci
Quando un giornalista inglese gli ha posto la domanda, il portavoce del ministro tedesco non l’ha capita. Eppure non era così complicata: “Che cosa ci si può aspettare dalla riunione dei ministri degli interni dell’Ue per prevenire futuri disastri come quello della scorsa settimana a Lampedusa?” Dopo un po’ di imbarazzo, la risposta è arrivata: “Non sono attese decisioni finali.”
E in effetti le decisioni non ci sono state, anzi ne ce n’è stata una che sembra confermare con forza lo status quo, che sembra rimarcare che l’Europa deve restare una fortezza inespugnabile. Ciò che arriva dalla riunione dell’8 ottobre da Lussemburgo, infatti, è un sostanziale rafforzamento della capacità di Frontex, l’agenzia per il coordinamento della politiche di controllo delle frontiere esterne. Un rafforzamento che si inquadra all’interno di una cabina di regia più ampia, costituita da Italia, Commissione europea e agenzie interessate, ovvero Frontex, Europol e il Servizio esterno dell’Ue.
Il tutto al termine di una lunga giornata, in cui i ministri hanno condiviso le loro opinioni e fatto appello alla reciproca coscienza. “Chiediamo all’Europa di darci una mano per salvare vite umane”, è stata la richiesta del ministro dell’interno italiano Angelino Alfano. Il Commissario agli Affari interni dell’Ue Cecilia Malmström, responsabile per la politica di migrazione e asilo, ha anche invitato gli Stati membri “a fare il possibile per condividere le responsabilità”. Ma, alla fine, le tanto attese risposte non sono arrivate.
Perché è proprio questo il punto. Dalla riunione, che arriva a pochi giorni dalla tragedia di Lampedusa, e mentre gli ultimi cadaveri dei migranti vengono ancora recuperati, è uscito rafforzato proprio il sistema che li tiene a distanza, che gli fa rischiare la vita in viaggi disperati, e che mette sotto pressione i paesi meridionali del continente. Alla tragedia più grande, insomma, l’Europa ha risposto con il rafforzamento delle frontiere e la sostanziale riconferma del Sistema Dublino II. Il voto è stato chiarissimo: 24 paesi su 28 hanno respinto ogni modifica al regolamento in vigore, con quelli del Nord che hanno votato compatti. Alla faccia della responsabilità comune.
Il ministro dell’Interno tedesco Hans Peter Friedrich lo ha anche detto chiaramente: “E’ questo il momento di rafforzare Frontex per impedire alla gente di arrivare vicino i confini dell’Europa”. Certo, ci sono state anche opinioni diverse, ma alla fine nessuna decisione. E non decidere, in questo momento, vuol dire creare le condizioni per altre tragedie. Come sempre.
Certo, le tragedie nel Mediterraneo hanno sempre fatto molto scalpore nelle capitali europee. Era già successo nel maggio 2005, e nel mese di agosto del 2006. Ma anche nell’agosto 2008, nel marzo, luglio e agosto 2009, così come nei mesi di febbraio, maggio, giugno e luglio 2011. Nel luglio 2012, ed ora nell’ottobre 2013. L’elenco delle catastrofi di profughi nel Mare Nostrum è lunga. Ogni volta, l’Europa ha promesso di fare qualcosa, ma le tragedie sono continuate. Si stima che da quando è in vigore il regolamento Dublino II, quasi 20.000 persone siano morte nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa dall’Africa via mare. Eppure, anche stavolta, come ha confermato il portavoce del ministro tedesco, “non sono attese decisioni finali”.